Il lago di Follicola

Il lago di Licola era un antico bacino situato vicino alla città di Pozzuoli, in una zona poco più a Nord di Cuma. La natura paludosa dell’area ne faceva una sosta obbligatoria per gli uccelli nidificanti in zone umide, in particolare numerosi erano gli individui di folaga.

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Fulica atra (foto di Serena Bonanno)

Fulica atra Linnaeus, 1758 è un volatile appartenente alla famiglia dei rallidi in cui sono caratteristici il piumaggio grigio-nero uniforme e il becco bianco, in continuità con la placca frontale bianca che si prolunga fin sopra agli occhi. È facile avvistarla in ambienti con acque ferme e salmastre, tipiche proprio della zona a Nord dei Campi Flegrei.
La predilezione di questi uccelli per il lago portò al toponimo Licola, che deriva appunto da follicola, nome dialettale attribuito alla folaga.
Il lago fu interessato da un ambizioso progetto voluto da Nerone, la navigabilis fossa.
Svetonio, infatti, parlando di alcuni interventi progettati da Nerone nella zona flegrea, fornisce rilevanti dettagli anche su questo canale che doveva servire quale percorso sussidiario alla navigazione costiera marittima, la cui lunghezza sarebbe stata pari a centosessanta miglia, mentre la larghezza avrebbe permesso il passaggio contemporaneo di due quinqueremi in movimento nelle due direzioni. Per l’esecuzione dei progetti era previsto un imponente impiego di uomini reclutati tra i condannati ai lavori forzati. Più che per una stravaganza di Nerone la navigabilis fossa sarebbe dovuta servire per il trasporto del grano a Roma, sempre a corto del prezioso alimento.
Il percorso navigabile avrebbe sfruttato laghi e lagune costiere, quali il piccolo lago di Licola, il lago di Patria, le paludi di Sessa Aurunca e quelle della foce del Liri-Garigliano, il lago di Fondi e il laghetto di Sperlonga e, più a nord, i vasti e continui bacini lacustri fino alle lagune ostiensi [Arata, 2014].

Praeterea incohabat […] fossam ab Averno Ostiam usque, ut navibus nec tamen mari iretur, longitudinis per centum sexaginta milia, latitudinis, qua contrariae quinqveremes commearent. Svetonio Vite dei Cesari VI, 31

«Vicino al lago si osservava in una collina il vestigio di una grotta, che al presente più non si vede. Quest’era l’avanzo di quel gran canale navigabile, che aveva incominciato a far aprire Nerone sotto la direzione di due architetti Celero, e Severo, per condurlo dall’Averno sino ad Ostia nell’imboccatura del Tevere, lusingandosi di venire in barca per questo canale da Roma fino a Baja» [Panvini, 1818].
Laghi Flegrei sL’imponenza dell’opera, definita anche fossa neronis catturò l’attenzione di molti autori classici, lasciandoci numerose informazioni in fonti antiche. Plinio ad esempio riporta: «Prima [dell’età di Augusto] era famosissima la buona qualità del vino Cecubo [Piano di Fondi] prodotto tra i pioppeti palustri del golfo di Amicle, che già cessò per la negligenza dei proprietari e per la ristrettezza del territorio, ma ancor più a causa del canale navigabile di Nerone, che questi aveva cominciato a costruire dal lago di Baia fino a Ostia» così recita Plinio il Vecchio, contemporaneo degli eventi» [Plinio il Vecchio Naturalis Historia, XIV, 61].
Tacito negli Annales ci dà i nomi di Severus e Celer quali progettisti, ben noti per l’arditezza e la genialità delle loro opere, tra cui spiccava la domus aurea. La morte di Nerone comportò la sospensione del piano, ma le sue ragioni sembrano essere state riprese qualche decennio più tardi da Domiziano, attraverso la costruzione della via Domitiana, realizzata in Campania lungo lo stesso tracciato della fossa, utilizzandone i lavori preparatori già realizzati (Arata, 2014).
Come unico ricordo della fossa neronis «si vedono al presente gli avanzi, della strada co’ marciapiedi; onde con ragione meritò la derisione, e restarono solamente al dir di Tacito: vestigia irritae spei» [Panvini, 1818].
«Il bassopiano di Varcaturo e Licola sino alla fine dell’800 era in gran parte occupato da un lago lungo circa 2,5 km a cui seguiva verso nord il pantano di Lingua di Cane lungo circa un altro kilometro. Ancor oggi una lunga fascia con direzione nord-sud ad oriente della pineta di Licola è ad una quota inferiore al livello del mare ed in essa si raccolgono le acque meteoriche» Questo estratto proviene dall’articolo Ricerche idrogeologiche nel distretto di bonifica di Licola-Varcaturo dell’ingegnere Pasquale Nicotera, pubblicato nella rivista Geotecnica del 1959.

Carlo III di Borbone a caccia di folaghe sul Lago di Licola

Claude Joseph Vernet, Carlo III di Borbone a caccia di folaghe sul lago di Licola, 1746 (olio su tela 74×155,5 cm, Museo di Capodimonte, Napoli)


 
Attualmente il bacino è completamente prosciugato. La sua esistenza tuttavia, oltre che comprovata dalla letteratura, è celebrata anche nelle arti. Si ricordi l’olio su tela di Claude Joseph Vernet Carlo III di Borbone a caccia di folaghe sul lago di Licola realizzato nel 1746; il quadro ritrae il re con la sua corte impegnato in una battuta di caccia su barche, in procinto di catturare folaghe.
 

Bibliografia

  • Francesco Paolo Arata, La navigabilis fossa di Nerone, «Mélanges de l’École française de Rome – Antiquité», 126 (2014), 1. (consultazione dicembre 2015, URL: http://mefra.revues.org/2114).
  • Pasquale Nicotera, Ricerche idrogeologiche nel distretto di bonifica di Licola-Varcaturo, «Geotecnica», 1959.
  • Pasquale Panvini, Il forestiere alle antichità e curiosità naturali di Pozzuoli, Cuma, Baja e Miseno in tre giornate, Napoli, Nicola Gervasi, 1818
  • Oronzio Gabriele Costa, Del Fusaro delle sue industrie, alterazioni avvenute, de’ mezzi per allontanarle e de’ miglioramenti da introdurne, Napoli, s.e. 1860.

 

Immagini

  • in testata: il lago di Licola (Carta geografica N° 14 Napoli, Ischia, Procida – Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, 1794).
  • in evidenza: Fulica atra (foto di Serena Bonanno).