“De’ rimedii, che possono tirarsi delle parti del Lupo”

Si potrebbe dire che pochi animali abbiano pervaso la storia delle vicende umane come il lupo, simbolo di coraggio e forza guerriera, sacro a Marte, guida per molte popolazioni italiche e associato a caratteristiche negative dalla cultura cristiana, principalmente nel periodo medioevale. La difficile convivenza tra uomo e lupo si deve soprattutto alla condivisione di una medesima nicchia ecologica dai tempi della comparsa dell’allevamento. Se nelle attività di caccia e raccolta l’uomo e il lupo potevano dividersi i territori ed essere contemporaneamente capaci di predare e nutrirsi nel rispetto reciproco, con l’allevamento sono comparsi i primi problemi. La caccia al lupo era un’attività molto diffusa, in passato, e ad essa si dedicavano nobili, cacciatori, corpi specializzati e addestrati per questo compito.

Un aspetto tenuto poco in considerazione, però, era quello inerente ai rimedi che potevano ottenersi dalle parti del lupo catturato, una volta ucciso.

Jean de Clamorgan, autore dello scritto La caccia al lupo necessaria alla casa di villa, del 1588, parla, nel capitolo “De’ rimedii, che possono tirarsi delle parti del Lupo“, dei benefici che potevano essere ottenuti dalle parti e dagli escrementi di lupo: “Plinio al vigesimo quinto libro, della sua naturale historia, capitolo undecimo, dice che il linimento d’escrementi di lupo, giova grandemente al male de gli occhi.” Si dice che il fegato disseccato del lupo, mescolato con il vino, fosse un farmaco efficace contro la tosse e le patologie epatiche.

I medici, si antichi, come moderni fanno grande stima del grasso et assunghia di lupo, ne minore conto fanno del fegato diseccato, et messo in polvere, poi bevuto in poca quantità con vino tepido, o molto per la tosse invecchiata, et per l’affettioni del fegato. Jean de Clamorgan, La Caccia al lupo necessaria alla casa di villa, 1588

Immagine dal testo di Jean de Clamorgan, La chasse du loup, 1588

Immagine dal testo di Jean de Clamorgan, La chasse du loup, 1588

la polvere della testa d’un lupo guarisce il dolore de’ denti, e di più, che negli escrementi de’ lupi si truovano dell’ossa, le quali applicati a i denti hanno virtù conforme Plinio, Naturalis Historia, Libro XVIII

Anche il medico inglese Robert James cita nel suo testo di farmacopea universale le proprietà terapeutiche delle parti del lupo:

Il lupo – le parti di quest’animale usate nella medicina sono i denti, il cuore, il fegato, gl’intestini, il grasso, le ossa, lo sterco e la pelle. I denti, messi in argento si danno ai bambini, per fregare le gengive, per facilitare la uscita de’denti. Dicesi che il cuore sia buono per la epilessia. Il fegato corregge i mali epatici; ed è perciò buono per quelli che sono idropici, oppure emaciati, o che sono travagliati dalla tosse. Gl’ intestini sono stimati un rimedio straordinario ne’ dolori colici; i quali, dicesi, guariscono, ligandoli all’intorno il paziente; e lo stesso effetto viene anche attribuito alla pelle. Il grasso ha la stessa virtù che quello del cane; ed è caldo, digestivo; guarisce i mali delle giunture, ed è buono per gli occhi infermi. Le ossa giovano alla pleurisia (pleurite); alle punture e alle percosse; e lo sterco è benefico nella colica. Roberto James F.D., Nuova farmacopea universale, 1758

 

Bibliografia

  • Gaio Plinio Secondo, Storia naturale, Vol. IV, Einaudi, 1983.
  • Jean de Clamorgan, La caccia al lupo necessaria alla casa di villa,  presso Giovanni Pietro Brigonci, Venezia, 1668.
  • Jean de Clamorgan, Roberto James F.D., Nuova farmacopea universale – Edizione prima presso Niccolò Pezzana, Venezia, 1758.

Immagini

  • in testata: La Chasse au loup et au renard, Pierre Paul Rubens, 1616.
  • in evidenza: Zampa di lupo (Francia, Sud Cantal, 1880 – foto di J. Morel)