Gli Orfici narravano che la Notte dalle ali nere fu amata dal Vento e depose un uovo d’argento nel grembo dell’Oscurità. Raccontavano che Eros, o Fanete, nacque da quell’uovo e infuse il movimento all’Universo.
In questo racconto, l’inizio è narrato come una unità perfetta, ma poi essa si scinde, dando origine a esseri separati. Si assiste a un ciclo di reintegrazioni delle parti separate nell’unità del tutto, secondo un processo di dissoluzione e successiva coagulazione.

Nella mitologia greca, dall’uovo di Leda, inseminato da Zeus-cigno, vennero alla luce i Dioscuri, Castore e Polluce, simbolo dei due poli della creazione. Essi, a ricordo della loro origine, portano un copricapo a forma di uovo.

Francesco Melzi, Leda col cigno, 1505-1507, Galleria degli Uffizi, Firenze.

L’uovo è un nucleo di rigenerazione, il luogo celato ai sensi in cui avviene la “seconda nascita”,  in una sorta di “avviluppamento”, quindi di chiusura al mondo esterno e profano. In questo luogo interno e interiore, l’Uovo del Mondo funge da athanor. Tuttavia, nell’uovo, il cosmo non è al suo stato di manifestazione, ma è in esso che si definisce ciò da cui partirà il suo sviluppo. L’Uovo del Mondo è un simbolo centrale, in rapporto al cosmo, perché è il punto di inizio, potremmo dire lo zero della non manifestazione, ma anche l’uno della manifestazione che, dal suo centro, ha inizio. In questo modo, il simbolo ha una doppia valenza, mostrandosi, di fatto, come un rebis. Ha due stati: la manifestazione e la non-manifestazione. È quindi doppio.

Inoltre, è di grande importanza notare una differenza: l’uovo non è una sfera e non ha un unico centro, ma due poli, quindi, in questo simbolo, si assiste allo sdoppiamento del centro, come accade tra il cerchio e l’ellisse. L’uovo non è la forma primordiale, ma è la sintesi della polarizzazione del mondo. Non è neanche simbolo di nascita, ma di rinascita, ovvero di seconda nascita.

La sua idea fondamentale non è la “nascita”, è invece la “ripetizione della nascita” esemplare del Cosmo, l’imitazione della cosmogonia.Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni

L’uovo, a celebrazione della seconda nascita della natura dopo la notte dell’inverno, onora la primavera e il suo equinozio, la fioritura della vita e la doppia natura dell’esistenza: materiale e spirituale, terrena e celeste.
L’uomo è congiunzione tra i poli, infraumano e sovraumano, e questa sintesi è ben descritta dall’immagine simbolo della cultura partenopea: Pulcinella.
Pulcinella proviene dall’Uovo cosmico: il cosmo è Napoli. Nascosto nell’omonimo castello che sostiene il destino della città, Pulcinella, il “piccolo pulcino”, è duale, come la città. È l’unione degli opposti, che si scinde e si riunisce, come il solve et coagula alchemico. Alchemica è anche l’intera figura, composta dai colori nero (la maschera col naso aguzzo e penetrante), bianco (il camiciotto largo, stretto in vita da una corda) e rosso (la maglia che si intravede sotto la tunica). Il copricapo è frigio. Nigredo, albedo, rubedo: il costume è una sintesi delle fasi dell’opera alchemica.

La maschera è sovrapposizione di antichi culti che si trasmettono nel popolo per rinvigorire il ricordo dei riti arcaici e dei misteri.

Pulcinella è convivenza degli opposti. L’uovo è, però, scissione e trazione del mondo verso due poli contrastanti. I due poli non sempre sono in equilibrio – in alcune epoche prevale l’uno, in altre domina l’altro – e talvolta essi determinano opposte visioni del mondo, decidendo le sorti dei popoli. La prevalenza di un polo può, di fatto, rovesciare una visione del mondo, quindi rovesciarne le sorti. Da quale polo saremo attratti?